Treviso sabato 11 maggio 2013
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Vicenza sabato 6 aprile 2013
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Il trattamento efficace del dolore rappresenta un problema di salute pubblica assolutamente prioritario in tutto il mondo, e allo stesso tempo rappresenta un indicatore del livello di civiltà di un Paese e della qualità dell’assistenza sanitaria che quel Paese è in grado di offrire ai cittadini.
Accanto al dolore evitabile legato a malattie cronico – degenerative, in particolare al cancro, caratterizzate da una fase terminale, negli ultimi 15-20 anni la prevalenza di dolore cronico nella popolazione è andata aumentando progressivamente in persone con malattie non mortali a breve termine e con aspettativa di vita lunga, generando sofferenza e disabilità in misura rilevante.
La diagnosi di dolore è diventata quindi una priorità che mette alla prova le abilità anamnestico – cliniche del medico di medicina generale alla ricerca della migliore definizione del dolore, sia in termini di origine (PAIN generator) che individuando la presenza di fenomeni infiammatori recettoriali e di attivazione neuronale spinale, definendone inoltre l’ intensità, la tollerabilità e l’ impatto sulle abituali attività della vita quotidiana.
La scelta della cura è strettamente legata alla diagnosi strutturata di dolore, ed all’esigenza di giungere ad una terapia combinata, nella quale molecole datate e farmaci innovativi vengono utilizzati insieme per controllare le diverse componenti responsabili del dolore.
“Quali sono i concetti di base della fisiopatologia del dolore necessari per comprendere le basi del Pain Generator ? Quali informazioni ricercare nel corso dell’anamnesi e dell’esame obiettivo e con quali strumenti ricercarle ? Come interpretarle ? Come e dove registrarle per renderle sempre e facilmente disponibili per le decisioni attuali e future per i nostri pazienti ? La S.I.M.G. Area Dolore e Cure Palliative ha messo a punto un percorso formativo ad hoc, altamente interattivo e progettato per il setting della Medicina Generale che verrà illustrato nei suoi elementi principali.
Gli oppioidi, quindi, giocano un ruolo fondamentale nella terapia del dolore cronico, da soli o associati ad altri farmaci. La morfina, pur rimanendo il farmaco di riferimento, è stata via via affiancata da altre molecole con diverse caratteristiche, ampliando notevolmente ormai il range di possibilità terapeutiche a disposizione del medico, con l’obiettivo di ottenere profili di terapia che accanto all’efficacia sul controllo del dolore possano garantire la tollerabilità indispensabile nelle terapie a lungo termine.
Quali sono le molecole oggi disponibili nel variegato mondo degli analgesici oppioidi e, soprattutto, quali sono le loro caratteristiche? Quali le basi scientifiche della loro efficacia? Quali i criteri di scelta nella pratica clinica, al di là del riferimento di una scala analgesica OMS basata prevalentemente sulla intensità del dolore?
E quale interazione ricercare tra MMG e algologo, quando attivare consulenze specialistiche e come comunicare ritrovando nuovi vocabolari e strumenti di valutazione clinica comuni, alla luce della evoluzione delle conoscenze ?
Inoltre l’uso di terapie con oppioidi a lungo termine può porre il problema del rischio di abuso, fenomeno irrilevante al momento in Italia, che va comunque prevenuto. Esistono strumenti validati per individuare le persone potenzialmente a rischio di abuso, che siano compatibili con i diversi setting della pratica clinica ?
Infine, ma non meno rilevante, un problema attuale è rappresentato dalla elevata prevalenza di persone con polipatologia cronica e le possibili interazioni farmacologiche: poiché i farmaci per il dolore cronico sono destinati per lo più a persone anziane nelle quali si rendono necessarie altre terapie farmacologiche a lungo termine, essi devono essere scelti tenendo in considerazione sia il rischio di interazioni farmacologiche che la presenza di concomitanti malattie che potrebbero alterarne la cinetica farmacologica e quindi la tollerabilità e l’efficacia.