Il termine di farmaci adiuvanti veniva riservato a tutti quei farmaci che non nascevano come analgesici puri, come FANS, paracetamolo o oppiacei, ma che potevano potenziare l’effetto degli analgesici puri, o potevano gestire sintomi associati al dolore (per es. ansia, insonnia o depressione), o potevano anche avere un effetto analgesico diretto in alcune condizioni cliniche, come gli anticonvulsivanti nel dolore neuropatico. Oggi è chiaro che la quasi totalità dei farmaci adiuvanti possiede meccanismi antinocicettivi precisi, tanto che nel trattamento di prima linea del dolore neuropatico, non troviamo analgesici puri, ma solo adiuvanti. Pertanto tale termine dovrebbe essere abbandonato.
Tra questa classe di analgesici, figurano farmaci come antidepressivi triciclici, SNRI, gabapentinoidi, bloccanti dei canali del sodio voltaggio-dipendenti, steroidi, bisfosfonati, miorilassanti, benzodiazepine.
Come precedentemente detto, il dolore oncologico è spesso un dolore in cui coesistono meccanismi nocicettivi, infiammatori e neuropatici, che devono essere correttamente riconosciuti per essere specificatamente trattati evitando di affidare ai soli oppiacei, a dosaggi sempre più elevati, il compito di contrastare tipi di dolore per i quali non sono farmaci di prima linea. È questo il caso del dolore neuropatico, che quando presente dovrebbe essere trattato associando gli specifici farmaci agli oppiacei.
Le proprietà antiedemigene, oltre che antinfiammatorie, dei glucocorticoidi vengono spesso sfruttate nel setting oncologico, con l’uso di molecole estremamente potenti come il betametasone e desametasone. È opportuno ricordare che il desametasone è un potente induttore enzimatico del CYP3A4 con rischio di interazione con farmaci metabolizzati da questo CYP. Per esempio l’ossicodone è metabolizzato dal CYP3A4 e l’induzione di questo CYP da parte del glucocorticoide provocherebbe una sua aumentata espressione ed un aumentato metabolismo dell’oppiaceo, con il rischio di ricomparsa del dolore, in un paziente che precedentemente all’introduzione del desametasone era efficacemente trattato.
I bisfosfonati trovano ampio utilizzo nel paziente con metastasi ossee, per il loro effetto inibitorio sugli osteoclasti. Infatti alcuni tumori metastatizzanti alle ossa, come tumori della prostata o della mammella, producono RANKL, il principale fattore di differenziamento e di attivazione degli osteoclasti. Questa iperattivazione degli osteoclasti non solo determina riassorbimento osseo causando erosioni, microfratture, crolli, ma essendo l’attività degli osteoclasti dipendente dalla creazione di un ambiente fortemente acido, per favorire il riassorbimento della matrice, i protoni stimolano direttamente le fibre nocicettive dell’osso trabecolare causando un dolore di tipo nocicettivo.