FIBROMIALGIA

La Fibromialgia anche detta sindrome fibromialgica (FMS, dall’inglese fibromyalgia syndrome), è una patologia cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, disturbi del sonno, fatica cronica, alterazioni neurocognitive e molti altri sintomi, come la cefalea o la sindrome del colon irritabile o della regione pelvico-perineale. Questa sindrome fa parte del dolore cronico primario e il dolore che la caratterizza è definito con il termine di “dolore nociplastico”. La fibromialgia ha una prevalenza stimata variabile tra lo 0,4% e il 9,3% in tutto il mondo, a seconda dei criteri diagnostici presi come riferimento. Tuttavia, altri autori sostengono che la prevalenza della fibromialgia sia almeno del 2%. Questo dato sale al 10-30% tra i pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di condizioni reumatologiche autoimmuni.

La fibromialgia colpisce principalmente le donne (70-90%) rispetto agli uomini. I sintomi si manifestano tipicamente tra i 20 e i 55 anni, ma è possibile diagnosticare la fibromialgia anche in pazienti di appena 6 anni e fino a 85 anni di età. La prevalenza della fibromialgia sembra aumentare con l’età fino a circa 70 anni, dopodiché diminuisce leggermente. Infine, la fibromialgia sembra essere più comune in seguito a traumi e infezioni. Dal punto di vista pratico, il clinico dovrebbe essere in grado di identificare i sintomi della fibromialgia, facendo particolare attenzione alla diagnosi differenziale e tenendo bene a mente le possibili comorbidità e la relazione che la fibromialgia può avere con determinate patologie reumatiche (ad es. l’artrite). Il dolore “nociplastico” è definito escludendo gli altri due tipi di dolore, nocicettivo e neuropatico, che fanno parte della nocicezione. Il dolore nociplastico trova una origine all’interno del sistema nervoso centrale nei sistemi cortico-limbici deputati alla elaborazione degli impulsi nocicettivi afferenti dalla periferia. Questa ipotesi fisiopatologica ci porta alla considerazione che nel paziente con dolore nociplastico o fibromialgico non sono indicati farmaci e procedure antalgiche che si occupano della nocicezione.

Recentemente alcuni autori distinguono la fibromialgia primaria (cioè idiopatica) dalla fibromialgia secondaria (cioè associata ad altri quadri clinici, come la spondilite anchilosante) sostenendo che è possibile una sovrapposizione (overlapping). La letteratura scientifica internazionale è concorde nel ritenere la diagnosi di fibromialgia come una diagnosi che deve essere basata su sintomi caratteristici e specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche. Dall’analisi della letteratura scientifica internazionale emerge come la sintomatologia caratterizzante la fibromialgia possa variare nel corso del tempo e anche di giorno in giorno, sia come tipologia di sintomi che come gravità; emerge, inoltre, come non sia identificabile un quadro sintomatologico specifico per l’esordio.

Secondo la letteratura scientifica i sintomi essenziali e caratteristici sono 4:

A. dolore cronico, diffuso, descritto come bruciante, pungente, tirante, pruriginoso, compressivo, tensivo-muscolare. Varia in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, allo stress, ai ritmi del sonno.

B. affaticamento presente nel 90% dei casi con ridotta resistenza alla fatica anche per sforzi minimi.

C. disturbi del sonno; frequenti risvegli notturni e sonno non ristoratore, con conseguente facile affaticabilità e sensazione di non aver riposato affatto

D. disturbi cognitivi presenti nella maggioranza dei pazienti, riguardano la difficoltà a concentrarsi sul lavoro o sullo studio, la perdita di memoria a breve termine.

Viene considerata specifica della fibromialgia la cosiddetta “anomalia alfa-delta”: non appena viene raggiunto il sonno “profondo” (caratterizzato da onde delta all’elettroencefalogramma) si ha un brusco ritorno verso il sonno “superficiale” (caratterizzato da onde alfa). La mancanza di sonno profondo, fase nella quale i muscoli si rilassano e recuperano la stanchezza accumulata durante il giorno, spiega molti dei sintomi della fibromialgia (stanchezza persistente, risvegli notturni, sonno non ristoratore). Wolfe et al. (2016) propongono una revisione dei criteri dell’American College of Rheumatology (ACR), basata sulla integrazione dei criteri ACR dell’anno 2010 (physician-based) e dell’anno 2011 (self-report), ai fini della diagnosi di fibromialgia.

In particolare, per la formulazione di una diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente 3 criteri:

1. dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;

2. presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi, emicrania, dolore / crampi addominali, depressione) che compromettono la vita quotidiana;

3. durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.

La sintomatologia caratterizzante la fibromialgia viene misurata attraverso un indice, Fibromyalgia Severity Scale (nota anche come Polysymptomatic Distress Scale), il cui punteggio è la somma dei punteggi conseguiti a 2 sotto-indici di: ➢ diffusione del dolore, Widespread Pain Index (WPI), ➢ gravità dei sintomi, Symptom Severity Scale (SSS). Il punteggio finale dell’indice di diffusione del dolore corrisponde alla somma delle aree dolorose presenti (da 0 a 19). In aggiunta, il livello di diffusione del dolore viene misurato come regioni dolorose presenti (aggregato di aree) (da 0 a 5). Si evidenzia come non venga misurata l’intensità del dolore. Il punteggio massimo è 19. Il punteggio finale dell’indice di gravità dei sintomi corrisponde alla somma dei livelli di gravità di 3 sintomi (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi), misurati con una scala: – da 0 (nessun problema nella vita quotidiana) a 3 (gravi problemi), – alla presenza/assenza di altri 3 sintomi (emicrania, dolore / crampi addominali, depressione), misurati con una scala compresa tra 0 (sintomo assente) e 1 (presente). Il punteggio massimo è 12.

Sono stati attribuiti dei valori cut-off sia all’indice complessivo, Fibromyalgia Severity Scale, che ai 2 sotto-indici specifici, al di sopra dei quali è possibile attestare la diagnosi di fibromialgia o il soddisfacimento di un determinato criterio. In particolare, una persona può essere diagnostica come affetta da fibromialgia in presenza di un punteggio >=12 della Fibromyalgia Severity Scale, che corrisponde alla somma dei punteggi: • >= 7 dell’indice di diffusione del dolore e >=5 dell’indice di gravità dei sintomi; • oppure 4-6 dell’indice di diffusione del dolore e >=9 dell’indice di gravità dei sintomi. Wolfe et al. (2016) affermano, inoltre, che la diagnosi di fibromialgia deve essere ritenuta valida indipendentemente da altre diagnosi e che essa non esclude la presenza di altri disturbi clinicamente rilevanti.

Scala di diagnosi della fibromialgia

LA TERAPIA

Le Proposte terapeutiche sono riportate nella tabella successiva che riassume le raccomandazioni per l’uso di vari farmaci secondo le linee guida EULAR 2017, CRA 2012 e SIGN 2013.