La tecnica si basa sul riscaldamento tissutale indotto da una corrente controllata emessa dalla parte esposta di un ago elettrodo (con termocoppia), per gran parte opportunamente schermato, e collegato ad un generatore di corrente. La termocoppia misura la temperature dei tessuti e regola il generatore. Le temperature utilizzate variano dai 60 ai 90°C considerando che a 44°C vi è già un possibile danno irreversibile del nervo (Buijs, 2004).
Alla temperatura generalmente utilizzata nella pratica clinica (80°C) si forma un significativo edema endoneurale e un’ampia degenerazione Walleriana. Tutte le fibre vengono coinvolte. Con la tecnica definita radiofrequenza raffreddata (cooled radiofrequency) la punta dell’ago viene raffreddata da un flusso di acqua in modo da limitarne il surriscaldamento permettendo l’erogazione continua di corrente ai tessuti dove si crea un’area di lesione di forma sferica più ampia rispetto alla semplice radiofrequenza (Malik, 2011).
Temperature superiori possono produrre ematomi, formazione di gas e aderenza tra tessuti ed ago. L’estensione della lesione dipende dal calibro dell’ago (preferibile 20-22 gauge), dalla lunghezza della parte non schermata (5 mm), dalle caratteristiche del tessuto e dall’apporto ematico circostante, dalla durata della corrente (in genere un minuto). Si sottolinea che più lesioni vengono eseguite e più aumenta l’area di lesione.
Va sottolineato che, nella nevralgia trigeminale essenziale, l’intervento dovrebbe solo ridurre le fibre mieliniche tattili e non indurre una completa denervazione delle via nocicettiva. Riducendo il numero di fibre tattili, gli stimoli tattili/propriocettivi non evocano più la scarica elettrica per il fenomeno dell’efapsi. Si parla di neuromodulazione in quanto questa tecnica non produce una denervazione ma una temporanea interruzione della conduzione degli impulsi. Lo testimoniano le recidive che si osservano nella pratica clinica.
Indicazioni: interruzione delle afferenze nocicettive da un tessuto periferico (articolazione ad esempio) o delle afferenze da siti ectopici in nervi periferici lesionati (neuromi, intrappolamenti nervosi, reinnervazioni patologiche).
Setting di cura: la procedura deve essere eseguita in sala operatoria o in sala di radiologia attrezzata. Richiede controllo fluoroscopico e/o ecografico. Si esegue in anestesia locale o generale (termolesione retrogasseriana).
Applicazioni cliniche in letteratura: nevralgia essenziale del trigemino (termolesione retrogasseriana), patologia delle articolazioni zigapofisarie della colonna (termolesione della branca mediale), patologie dall’articolazione sacro-iliaca (termolesione delle afferenze sensitive posteriori), discopatie.
Controindicazioni: diatesi emorragiche, infezioni locali, diagnosi incerta.
Complicanze possibili: anestesia dolorosa particolarmente nel trattamento della nevralgia trigeminale.
Aspetti particolari relativi alla tecnica: nella termolesione retrogasseriana la posizione dell’ago all’interno della regione retrogasseriana permette la selezione tra le radicelle appartenenti a ciascuna delle tre branche (nella figura seguente indicate con 1,2,3). Ciò rende questa tecnica selettiva rispetto ai sintomi dichiarati dal paziente.

Nella termolesione della branca mediale va posta attenzione alla posizione dell’ago, della sua parte esposta, in rapporto al decorso della branca mediale. La lesione termica avviene a cilindro intorno alla parte esposta e non oltre la punta.
