RADIOFREQUENZA PULSATA

La radiofrequenza pulsata, di cui abbiamo già parlato, differisce dalla radiofrequenza tradizionale continua perché non causa un processo neurolesivo. La temperatura attorno alla punta esposta dell’ago non supera i 42°C e quindi non causa una lesione del nervo.
Benché siano state proposte varie teorie, il meccanismo d’azione sul dolore è ancora poco conosciuto. Differenti meccanismi sono stati ipotizzati a livello del nervo, dei neuroni gangliari e delle corna posteriori midollari, con azione sulla conduzione, sul flusso assonale o sulla trasmissione sinaptica.
Ogni volta che è usata la PRF, gli impulsi generati vengono modificati dal generatore in modo da non superare la temperatura limite impostata. In più sistemi (es.: Baylis) ciò avviene controllando l’ampiezza dell’impulso seguente in modo da prevenire il superamento della temperatura limite. In altri (es.: Neurotherm) viene modificata la durata dell’impulso seguente per mantenere la temperatura al di sotto di quella limite

Indicazioni: modulazione delle afferenze nocicettive da un tessuto periferico (articolazione ad esempio) o delle afferenze da siti ectopici in nervi periferici lesionati (neuromi, intrappolamenti nervosi, reinnervazioni patologiche).
Setting di cura: la procedura deve essere eseguita in sala operatoria o in sala di radiologia attrezzata. Richiede controllo fluoroscopico e/o ecografic. Si esegue in anestesia locale.
Applicazioni cliniche in letteratura: Dolore radicolare e neuropatie periferiche (occipitale ecc.)
Controindicazioni: diatesi emorragiche, infezioni locali, diagnosi incerta.

Differenze tra le due tecniche di radiofrequenza continua (neurolesione) e pulsata (neuromodulazione). Si sottolinea l’importanza dalla posizione della zona non schermata dell’ago rispetto alla struttura nervosa target.