I FANS possono produrre tre tipologie di danno renale: insufficienza renale acuta, anche a seguito di poche somministrazioni di farmaco. Le prostaglandine mantengono tonicamente dilatata l’arteriola afferente del nefrone. L’inibizione delle COX causa una riduzione del flusso e della filtrazione glomerulare. Mentre questa situazione è tollerata nel soggetto normale, diventa problematica, nel paziente con preesistente insufficienza renale, nel paziente disidratato (anziano, paziente, anche bambino, con febbre) e soggetti che assumono particolari farmaci come ACE-inibitori o sartani +diuretici.
È ben noto il fenomeno del “triple whammy”, cioè di una insufficienza renale acuta dovuta al fatto che l’inibizione dell’angiotensina causa una vasodilatazione dell’arteriola efferente con riduzione della pressione idrostatica nel glomerulo, il diuretico riduce la volemia, quindi anche la portata nell’arteriola afferente e il FANS dà il colpo finale, provocando vasocostrizione dell’arteriola afferente.
L’uso prolungato di FANS può causare risposte immunologiche con la comparsa di nefropatie tubulo-interstiziali.
Infine, l’uso cronico può provocare insufficienza renale cronica, con la partecipazione dei meccanismi sopra descritti.
Si suggerisce di non utilizzare FANS nei paziente con insufficienza renale cronica di grado moderato-severo.
Va inoltre ricordato che alcuni antibiotici sono in grado di produrre un danno renale, come per esempio i fluorochinoloni o i macrolidi che si aggiungerebbe a quello dei FANS. Nelle malattie infettive su base batterica non è quasi mai appropriato utilizzare FANS a scopo antipiretico, ma si dovrebbe utilizzare il paracetamolo che non ha elevata nefrotossicità.